RIFONDAZIONE COMUNISTA
BUCCINASCO
LA SALUTE:
UN DIRITTO PRIMARIO
Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 32: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività...". Tale affermazione parte dal presupposto che lo Stato debba farsi garante del diritto alla salute per tutti i cittadini, destinando alla sanità una quota del proprio bilancio.
La legge 23 Dicembre 1978, n° 833 "Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale", meglio conosciuta come Legge di riforma sanitaria, nel ribadire l’assunto costituzionale, poneva tra i suoi principi ispiratori "...la promozione, il mantenimento e il recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione, senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio" e poco più avanti "il superamento degli squilibri territoriali nelle condizioni socio-sanitarie del paese".
Lungi dall’essere pienamente realizzati, tali principi, che male si prestavano alle smanie affaristiche di un settore sanitario privato alla ricerca esclusiva del profitto, sono stati posti in discussione da una nuova legge di riordino sanitario (Decreti Legge 502/92 e 517/93) voluta dall’allora Ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, successivamente condannato proprio per i "lucrosi affari" gestiti insieme al suo degno compare Poggiolini!
Tali norme, entrate pienamente in vigore nel 1995, introducono cambiamenti fondamentali (e negativi) nell’assetto del Servizio Sanitario Nazionale (SSN):
subordinano gli obiettivi sanitari
introducono il criterio del pagamento a prestazione
separano le Aziende sanitarie locali (ASL) dalle Aziende ospedaliere (AO).
introducono il meccanismo dell’"accreditamento"
Tutti questi elementi, ponendo in sleale concorrenza strutture pubbliche e private, hanno aperto la gestione della sanità alle regole del libero mercato, nella convinzione, rivelatasi errata, che tale concorrenza avrebbe portato automaticamente alla riduzione della spesa sanitaria ed al miglioramento della qualità dell’assistenza.
Per tentare un parziale recupero rispetto a questo arretramento del diritto alla salute, nel Marzo 1999 è entrata in vigore la Legge 229, meglio conosciuta come "Riforma Bindi", che ha apportato, fra l’altro, due sostanziali novità:
il ripristino, seppure imperfetto, della funzione di programmazione e controllo degli enti locali (in sostanza del ruolo del Sindaco);
il varo del cosiddetto "rapporto esclusivo" del medico: dal Marzo 2000 tutti i medici pubblici hanno dovuto scegliere tra l’attività totalmente interna all’Azienda e il mantenimento della libera professione esterna all’Azienda stessa. Quest’ultimo caso risulta incompatibile con la direzione di strutture sanitarie pubbliche.
Altre importanti novità (più rigidi requisiti per l’accreditamento, riaffermazione dell’unitarietà delle Aziende Sanitarie…) non si sono potute realizzare per mancanza dei relativi decreti attuativi, bloccati nella sostanza dal successore della Bindi, il Ministro Veronesi che, nominato nel Governo di centro-sinistra Amato, ha sconfessato la Riforma Bindi, neutralizzando la spinta innovativa che questa conteneva.
Nel Dicembre 2000, intanto, grazie all’impegno di Rifondazione Comunista, il Governo aboliva i tickets sanitari, che esistevano da ormai cinque anni.
Tutto ciò è nuovamente ribaltato nel Novembre 2001 quando, su proposta del neoministro Sirchia, il Governo Berlusconi vara il "decreto taglia spese" che prevede, fra l’altro:
la reintroduzione dei tickets sanitari;
il ridimensionamento del sistema sanitario nazionale, a favore di 22 sistemi regionali differenziati in base alle relative disponibilità finanziarie;
la progressiva privatizzazione delle strutture sanitarie pubbliche;
il varo dei livelli essenziali di assistenza (LEA): in pratica l’individuazione di tutto ciò che è pagato dal sistema sanitario nazionale, lasciando tutto il resto (recentemente è toccato alla fisioterapia ed alle cure dentistiche) al pagamento diretto del cittadino;
l’introduzione, conseguente alla necessità di garantirsi le prestazioni negate di cui al punto precedente, di assicurazioni sanitarie integrative.
Per i medici, inoltre, sarà ripristinata la possibilità di effettuare libera professione esterna (anche in concorrenza diretta con l’azienda pubblica di appartenenza), mantenendo la direzione di strutture anche di rilevante importanza. In tal modo si perpetua il sistema in base al quale il medico si forma ed acquisisce competenza nell’ospedale pubblico, per poi "rubare" a quest’ultimo i "clienti", che seguiranno il sanitario nella struttura privata!
In Lombardia, intanto, la Legge regionale 31 del 1997, in vigore dal 1° Gennaio 1998, prevedeva:
l’indiscriminato accreditamento
il riazzonamento delle vecchie USSL ed il loro accorpamento, a formare megaziende sanitarie, di dimensioni provinciali, difficilmente gestibili ed in preda ad ingenti problemi logistici (di trasporto, di disomogeneità dei territori, di armonizzazione dei livelli di prestazione...);
l’assegnazione di ospedali territoriali e di poliambulatori
Quanto sopra, spacciato per "libertà di scelta" del cittadino, ha prodotto, in realtà, un ingente indebitamento pubblico (ad oltre 2.000 Miliardi ammonta il deficit accumulato dalla Regione Lombardia negli ultimi 5 anni di esercizio). La crescente invasione del mercato sanitario da parte di operatori privati (il cui fine ultimo è il raggiungimento del massimo profitto) determina, infatti, il vertiginoso aumento della spesa sanitaria (le strutture private accreditate, non più soggette al filtro del pubblico, autoriproducono la domanda sanitaria, indirizzandola verso prestazioni diagnostiche e terapeutiche inutili, se non addirittura dannose). La qualità stessa delle prestazioni sta, inoltre, subendo forti contraccolpi.
Per bilanciare tutto ciò la Giunta lombarda ha dovuto ricorrere a nuovi tickets i, oltre che all’aumento di tasse regionali (ne è esempio l’ultimo incremento dell’addizionale IRPEF).
La recentissima approvazione del Piano Socio-Sanitario Regionale (PSSR) 2002 – 2004 sta, infine, completando l’opera di smantellamento della sanità pubblica lombarda:
la creazione di "fondazioni" miste pubblico-private, che andranno a gestire ospedali pubblici anche di rilevante importanza (l’opera è in corso al Policlinico di Milano);
la riduzione, entro il 2004, di 5.400 posti letto negli ospedali pubblici e, contestualmente, l’accreditamento di 1.550 posti in quelli privati;
l’istituzione di assicurazioni integrative
l’esternalizzazione
la drastica riduzione delle attività di prevenzione da parte delle ASL (e, quindi, riduzione del ruolo di vigilanza e controllo negli ambienti di vita e di lavoro, nonché sulle comunità e su alimenti e bevande!).
In questo contesto, ancora più di prima, l’Amministrazione Comunale deve riappropriarsi di un ruolo importante di programmazione e di controllo sulle attività promosse dall’ ASL e svolte dalle Aziende Ospedaliere.
E’ dovere del Sindaco, che continua a rappresentare la massima autorità sanitaria comunale, farsi interprete
dei reali bisogni di salute dei propri cittadini e di sostenerli presso le Amministrazioni sanitarie, al fine di migliorarne i servizi.Nel nostro Comune tutto ciò non ha trovato la minima realizzazione e l’unica attenzione dell’Amministrazione comunale si è rivolta all’acquisizione propagandistica di strutture dalla dubbia utilità, lasciando deteriorare i servizi realmente necessari al territorio.
Rifondazione Comunista ritiene, infine, che i bisogni di salute dei cittadini di Buccinasco debbano essere oggetto di un monitoraggio permanente e competente: si pensa ad una figura specifica, un vero e proprio "consigliere del Sindaco", che si faccia promotore di una vigilanza continua sulle strutture sanitarie del comune e di tutta la zona, per prevenirne le anomalie e che coordini le competenze e le risorse di quanti operano nel settore, al fine di integrare, senza sovrapporsi, i servizi offerti dalle aziende sanitarie territoriali.
Rifondazione Comunista, insieme ai cittadini, si adopera e si adopererà per il superamento di quella concezione mercantile della salute che tanto danno continua ad arrecare al benessere della gente ed alle casse della pubblica amministrazione.
PER LA RIAPPROPRIAZIONE
DEL DIRITTO ALLA SALUTE
CONTRO LA MERCIFICAZIONE
DELLA SANITA’
IL 26 MAGGIO VOTA
RIFONDAZIONE COMUNISTA
Elezioni Comunali Buccinasco 2002